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Michele Santoro

20 Mar

Però Nathanael aveva ragione quando scriveva al suo amico Lothar che la persona odiosa del venditore di barometri Coppola era entrata nella sua vita in modo veramente ostile. Tutti lo notarono, giacché Nathanael sin dai primi giorni apparve completamente mutato. Si immerse in tetre fantasticherie e si comportò in modo così strano come mai lo si era visto. Ogni cosa, tutta quanta la vita, gli era diventata sogno e presentimento, e continuava a dire che ogni uomo si illude di essere libero, ma che in verità è legato al feroce gioco dei poteri oscuri contro i quali è vano ribellarsi, anzi bisogna essere umili e rassegnarsi al proprio destino.
Michele Santoro è il caso prototipico del rais che torna dall’esilio, riconquista il suo trono e prende di nuovo in mano le sorti del suo regno, di quel rais risorto che è seguito dall’onnipresente idea del possibile ritorno dei nemici, dominante che non lascia sfogo ad altri pensieri. Tutto riconduce a loro, tutto diviene strumento di difesa di fronte ad attacchi veri, probabili, putativi, ipotetici. Per questo consigliamo vivamente a Michele Santoro la rilettura (convinti che lo conosca) dell’Uomo di sabbia di E.T.A. Hoffmann. Nathanael è perseguitato da quando è bambino dall’immagine demoniaca di Coppelius, giovane studente si convince di riconoscerlo nel venditore di barometri Coppola, la cui immagine lo atterrisce. Cerca di comunicare l’identità dei due uomini a Clara sua promessa sposa, ma non raccoglie prove che giustifichino la sua sicurezza e, oltre a non ottenere l’appoggio di Clara che anzi si allontana da lui, finisce proprio nelle mani di Coppola-Coppelius (riassumendo molto semplicemente la trama). Nel tentativo di scappare da ciò che più teme, Nathanael non riconosce le insidie che il demoniaco gli tende. Che non commetta il suo errore Michele Santoro, avviato di buon passo a perdere l’amore dei sui spettatori orfani di Samarcanda, e a cadere nelle trappole chiassose dei suoi ospiti.

E.T.A. Hoffmann, L’uomo della sabbia, Oscar Mondadori, e. 8,50, pp. 224, trad. it. Gerardo Fraccari